CURIOSITA’

Di curiosità se ne possono trovare molte e perlopiù sono legate al concetto stesso di moto che aveva mosso l’inventiva del costruttore: ottimizzare i costi di produzione attingendo il più possibile alla componentistica in produzione per altri modelli e che poteva adattarsi alle esigenze della Shifty.

MOTORE7.JPGIl concetto di motore automobilistico preso, pari pari, da un modello in circolazione, la Fiat 127, è già un fatto assolutamente insolito. Lo era in quegli anni e lo è tuttora. Poche moto hanno utilizzato tali motori: la Munch Mamuth tedesca (forse la più famosa e protagonista perfino di un film), la Amazonas brasiliana, la BFG francese, per ricordare quelle degli anni passati e la Boss Hoss americana per citarne una, credo la sola, degli anni duemila.

La leva del freno posteriore che è la leva della messa in moto della vespa PX è un altro degli elementi strani, almeno a prima vista. Non lo è se si pensa all’idea portante del progetto che Grandis ha perseguito con meticolosa ricerca: ogni componente già pronto comporta un enorme risparmio in un’ottica di produzione. Quella leva, e sinceramente non saprei in che modo è riuscito a definire quel pezzo come “quello perfettamente adatto per quella funzione”, stava e funzionava perfettamente li. E… costava molto poco: 5.800 lire nel 1979 (al cambio attuale, senza considerare però l’inflazione sarebbero qualcosa come tre euro!).

Le frecce del cupolino erano le stesse della Fiat 126. La sella era presa dal Benelli 750 sei cilindri.

Il telaio era quello della Moto Guzzi 850 e modificato per consentire di inserirci il motore mantenendo gli attacchi originali della Fiat 127.

Cerchi, forcella e forcellone arrivavano direttamente dalla Laverda 1000 tre cilindri.

Il serbatoio del carburante, pur adattato, partiva dalla base di quello della Fiat 500.

Il cambio, a quattro rapporti, manteneva la retromarcia, anche se bloccata. In caso di aggancio del sidecar era possibile sbloccarla e renderla funzionante attraverso un dispositivo da azionare manualmente all’occorrenza. Del cambio si può ricordare anche che funzionava a bilanciere ma su due diversi livelli verticali. Soluzione unica, a quanto mi risulta, tuttora nell’intero panorama motociclistico mondiale.

La strumentazione era montata sul serbatoio, cosa stranissima. Credo solo la Harley Davidson Electra Glide utilizzasse la stessa disposizione.

Il serbatoio del carburante era posizionato sotto la sella. Anche in questo caso solo un altro modello del mercato utilizzava la stessa soluzione, la Honda 1000 GL.

E, a proposito di stranezze, che dire di questa piega del tester della rivista Motociclismo sapagnolo. Qualche decina di curve così e il carter motore si sarebbe… consumato sull’asfalto!

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